La nascita di Fucecchio
Dal IX secolo la pianura alluvionale a sud dell’attuale collegamento Ponte a Cappiano – Fucecchio comincia ad essere maggiormente abitata. Non abbiamo indizi sul popolamento ai margini meridionali del Padule di Fucecchio e gli insediamenti sono invece concentrati sui rilievi collinari circostanti in un paesaggio cosparso di piccoli abitati e singole abitazioni sparse nelle campagne. È probabile che queste siano dovute al progressivo sfruttamento del territorio da parte di piccoli proprietari che è stato riconosciuto con particolare evidenza in età Carolingia in Valdinievole. Un esempio di queste abitazioni ancora di tradizione altomedievale sono quelle individuate in località Poggio al Vento e Vedute. Per quanto riguarda Fucecchio, le notizie di antichi rinvenimenti e alcuni indizi archeologici indicano che le alture poi occupate dal castello erano frequentate già in età antica ed è molto probabile che ai sui piedi in età romana esistesse un approdo fluviale cui dovevano far capo gli appezzamenti delle centuriazioni di pianura e i possedimenti agricoli delle ville. Fondato intorno al Mille dal figlio di Cadolo, Lotario I, il castello di Salamarzana raggiunse la sua massima complessità nel XII secolo, al tempo di Ugolino III. Ai piedi dell’altura della Salamarzana e presso la viabilità diretta verso settentrione, già il nonno di Ugolino, Guglielmo detto Bulgaro, aveva istituito l’ospedale di Rosaia per assistere i pellegrini che percorrevano la via Romea. Dopo la morte dell’ultimo conte, Ugolino III, nel 1113, si perdono le notizie del castello finché, nel 1187, l’imperatore Enrico VI permette la costruzione di mura difensive sul colle di Fucecchio, considerato come l’atto di fondazione della città che raggiunse poi la sua massima estensione e complessità entro il 1325, con il completamento della Rocca Fiorentina.
I luoghi di Fucecchio
La casa medievale del Poggio Salamartano
La casa scavata nel 1984 sul Poggio Salamartano, nel centro storico di Fucecchio, è un raro esempio di abitazione rurale bassomedievale in legno e argilla, soprattutto per le modalità di formazione e conservazione del deposito archeologico. La sua vita si interruppe bruscamente nella seconda metà del XII secolo per un incendio avvenuto durante le attività militari che si succedettero dopo la morte del conte Ugolino, l’ultimo dei Cadolingi, nel 1113. Certamente l’incendio avvenne al tempo della distruzione del castello di Fucecchio nel 1136, oppure in quella avvenuta tra il 1161 e il 1190 che coinvolse anche la chiesa della vicina abbazia di San Salvatore che infatti dovette essere ricostruita. Ma prima che questi scontri armati avessero luogo, sul Podium de Salamarzana, come era allora indicata l’area, oltre l’abbazia, erano presenti orti, vigne e case di agricoltori di cui l’edificio in questione doveva far parte.
La casa del Poggio Salamartano
Fucecchio nell'età dei Cadolingi
La Rocca Fiorentina
La fortezza, voluta da Firenze nel 1322 a presidio del confine occidentale del suo territorio, completa le difese urbane di Fucecchio, già autorizzate da Enrico VI nel 1187 e progressivamente ampliate entro la fine del XIII secolo.
La Rocca Fiorentina di Fucecchio
Fucecchio nel 1300
Via Romea
I dettagli contenuti nell’atto di donazione del 1106 permettono di ricostruire la topografia della Salamarzana e di riconoscerla nella configurazione urbana attuale. L’assetto topografico comprendeva l’altura con l’insediamento castellano di Salamarzana, corrispondente all’attuale parco e fattoria Corsini, e il poggio di Salamarzana, corrispondente all’attuale Poggio Salamartano, un’area originariamente agricola dove verrà ricostruita l’abbazia di San Salvatore. I due rilievi erano separati da una sella attraversata dalla via Romea, diretta verso il passo d’Arno. " Le ricerche archeologiche hanno dimostrato la presenza dei resti della residenza signorile alla base della trecentesca Torre Grossa. Si trattava di una massiccia torre in pietra, realizzata sul margine dell’altura, secondo tecniche edilizie diffuse a Lucca e Pistoia proprio intorno al Mille (punto 1). A quota inferiore gli scavi archeologici degli anni ’80 del secolo scorso hanno individuato i resti di un villaggio rurale con abitazioni in legno ed argilla con tetti in ardesia (punto 2). Sia la torre che il villaggio dovevano essere cinti, sul margine dell’altura, da una cortina difensiva in muratura o legno. Al tempo di Ugolino, la via Romea passava sotto il castello e lo separava dal poggio di Salamarzana dove, dalla fine del Mille, sorgeva la pieve voluta da Ughiccione II. Parte del poggio fu donato nel 1106 dal figlio Ugolino per la ricostruzione del monastero di San Salvatore (punto 3) che sostituì le vigne, gli orti e le abitazioni rurali descritte dai documenti, tra le quali la "casa del Poggio Salamartano" scavata nel 1984 (punto 4)".
La chiesa dell’abbazia di San Salvatore
L’abbazia, che all’epoca dell’abate S. Pietro Igneo sorgeva presso il passo d’Arno, venne riedificata sul poggio di Salamarzana allo scorcio del XII secolo e forse già documentata nel 1190. La sua chiesa reca in facciata due bifore con una decorazione in cotto decorato, del tipo più antico e diffuso proprio lungo la via Francigena, che in origine comprendeva anche due bacini in maiolica di produzione tunisina a testimonianza della diffusione nella valle dell’Arno di prodotti importati dai traffici mediterranei della città di Pisa.
La chiesa della Querce
Il Santuario, ubicato presso il margine nord-orientale del sistema collinare delle Cerbaie e dominante il padule di Fucecchio, venne costruito tra il 1637 e il 1639 su un terreno di proprietà della corona, dopo il verificarsi di eventi miracolosi legati all’immagine della Vergine che l’eremita lucchese Antonio, di ritorno dal pellegrinaggio alla Madonna della Quercia di Viterbo, aveva collocato nel 1630 tra i rami di una quercia. In seguito all’accrescersi della devozione popolare, venne eretta la piccola cappellina, popolarmente nota come “Cellina”. Sulla parete di fondo di questo piccolo edificio, già esistente il 28 giugno 1637, era stato eseguito il dipinto della Madonna di Viterbo, che nel 1639 venne traslato sull’altare maggiore della nuova chiesa. Il nuovo edificio sacro si colloca in un’area prossima al punto dove dal IX secolo è documentata la chiesa di San Nazario, poi abbandonata e caduta in rovina. Recentemente vi è stato scoperto un frammento epigrafico dell’iscrizione HIC SUNT RELIQUIAE DUODECIM APOSTOLORUM conosciuta dal XVII secolo e che attesterebbe la presenza di reliquie dei dodici Apostoli presso l’antica chiesa di San Nazario.