Artimino è sorta sulla sommità dell’ultima propaggine della dorsale del Montalbano, nella media valle dell’Arno, in un territorio che disponeva di terre fertili e di abbondanti risorse boschive e faunistiche, ma le ragioni principali del suo sviluppo in periodo etrusco risiedono nella sua collocazione geografica, in una zona di cerniera tra l’Etruria propria e l’Etruria padana. La posizione relativamente elevata e dominante sulla pianura circostante, a circa 250 m slm, alla confluenza dell’Ombrone pistoiese nell’Arno e in prossimità di un tratto in cui l’Arno (allora navigabile) poteva essere facilmente attraversato, consentiva il controllo delle vie di transito. Il rinvenimento di un luogo di culto sulla sponda del fiume ai piedi del colle di Artimino, a Camaioni, sebbene al momento sia accertato solo per il periodo tardo etrusco, ribadisce l’importanza rivestita dal controllo diretto di questo preciso tratto del fiume. Le strutture tombali e soprattutto i corredi funebri testimoniano l’emergere alla fine dell’VIII-inizi del VII secolo a.C., e il radicarsi con forza nel corso del VII, di gruppi emergenti che affermano ostentatamente potere, capacità economiche e rango innalzando i loro mausolei, segnalati da tumuli in posizione eminente. Queste tombe monumentali sono collocate sia sul versante sud-orientale - a Prato Rosello - sia ai piedi del colle di Artimino, sul margine appena rilevato del lato meridionale della pianura fiorentina - a Comeana - lungo le vie di transito da e verso l’Etrura padana e le regioni adriatiche. Agevole era inoltre il collegamento al grande asse interno alla Penisola che univa l’Etruria meridionale a Chiusi, Cortona, Arezzo e Fiesole.
I luoghi di Artimino
Il popolamento
La disposizione delle necropoli e i sia pure non numerosi dati di scavo suggeriscono per l’area artiminese forme di insediamento sparso almeno fino al VI secolo a.C., con abitati distinti ubicati sia sulla sommità - in corrispondenza dell’area oggi occupata dalla Villa medicea ‘La Ferdinanda’ - sia sulle pendici del colle di Artimino, ai quali corrispondono aree sepolcrali diverse. Possiamo invece solo ipotizzare la presenza di ampie fattorie poco lontano dai grandi tumuli di Comeana. Almeno dal V secolo a.C. viene occupata anche l’area intermedia tra la Villa e il Borgo, con una maggiore intensità insediativa fra IV e III secolo a.C., secondo quanto è emerso dalle ricerche di superficie e dagli scavi di emergenza condotti dalla Soprintendenza, che hanno evidenziato la presenza di strutture etrusche orientate sugli assi cardinali. L’acropoli doveva essere collocata in prossimità della Villa. Alle spalle della Paggeria medicea gli scavi degli anni Settanta del scolo scorso hanno riportato alla luce il podio di un edificio di culto orientato in senso est-ovest, costruito in età ellenistica (fine IV-III secolo a.C.) nella zona occupata da strutture più antiche, connotato dal ritrovamento di frammenti di terrecotte architettoniche. Il limite orientale dell’area sacra doveva correre probabilmente in corrispondenza del terrazzamento creato da Bernardo Buontalenti per la costruzione della “Ferdinanda”, sovrapposto almeno in parte alle mura etrusche a grossi blocchi. La presenza di edifici di culto e delle mura di cinta che circoscrivono lo spazio urbano attesta che Artimino in età ellenistica si configurava come un centro urbano ben definito, ma è probabile che la costituzione di un’entità civica risalisse ad epoca più antica.
La necropoli etrusca di Comeana
Intorno alla metà del VII secolo a.C., un antico viaggiatore poteva giungere all’odierna Comeana seguendo strade diverse, lungo itinerari segnati dal corso del Bisenzio, dell’Ombrone pistoiese o dell’Arno, e l’antica via per Comeana era probabilmente il limite di ampie fattorie i cui proprietari si “presentavano” subito al nostro viaggiatore con i grandi tumuli funerari innalzati lungo la via, destinati a loro e alle loro famiglie. Il più antico è il Tumulo dei Boschetti (670-650 a.C.): gli oggetti d’avorio del corredo, status simbol per eccellenza delle aristocrazie locali, che denotano la conoscenza di creazioni tipiche del mondo nord-siriano, testimoniano la ricchezza della famiglia; le armi consentono di identificare nel defunto un ‘principe’ che si rappresentava come guerriero; il vasellame di ceramica, che si caratterizza per l’originalità di alcune forme legate al consumo del vino, alle libagioni funerarie e probabilmente anche alle attività alle quali era dedita la famiglia come, forse, le produzioni di cereali e di miele. La più alta testimonianza dello straordinario sviluppo economico e culturale che investe il territorio controllato da Artimino nel periodo orientalizzante è il grandioso Tumulo di Montefortini, che cela due tombe a camera: una tomba a pianta circolare e copertura a falsa cupola, con terrazza-altare sporgente dal tamburo (la tholos, 650-630 a.C.), l’altra a pianta rettangolare e copertura a falsa volta e monumentale corridoio di ingresso a cielo aperto (fine VII – inizi VI secolo a.C.). Sia i monumenti architettonici sia i corredi funebri con prestigiosi oggetti d’avorio, di vetro, di bronzo, di ferro e di ceramica, testimoniano lo status elevato e la solida base economica delle famiglie che le hanno costruite, e il loro inserimento in circuiti di scambio internazionali. Coordinate GPS: 43.793638084698, 11.064818273469855
La necropoli etrusca di Prato Rosello
Ubicata sul versante del colle che dall’altura di Artimino digrada sensibilmente in direzio¬ne del corso dell’Arno, è stata utilizzata almeno a partire dagli anni a cavallo fra la fine dell’VIII e gli inizi del VII secolo a.C., ha le più numerose testimonianze in età orientalizzante e presenze sporadiche fra VI e V secolo a.C. I tumuli emisferici di varie dimensioni che costellavano il pianoro erano ben visibili per chi proveniva da sud, principalmente da Volterra e dalle colline metallifere, ma anche dal territorio senese, aree con le quali Artimino ha intrattenuto rapporti costanti. I tumuli erano talvolta identificati da un cippo ed arricchiti, in corrispondenza del tamburo, da un altare-terrazza destinato alla cerimonialità funeraria. Ospitano all’interno tombe a camera - talvolta con vestibolo, corridoio o profonde scale - costruite con grandi monolitici messi in opera verticalmente, o con blocchi sovrapposti. Solo la tomba più antica, appartenuta ad un ‘principe-guerriero’ della fine dell’VIII – inizi del VII secolo a.C., ha una struttura a grande ‘pozzo’ con cassa di lastre in arenaria sul fondo, successivamente inglobata nel tumulo di una tomba a camera fatta costruire dalla stessa famiglia. Queste strutture rappresentavano l’estrema dimora di personaggi di alto rango, sistematicamente cremati e accompagnati dai segni più autorevoli del loro status di ‘principi-guerrieri’: ricchi corredi, di cui spesso fanno parte oggetti che ci tramandano notizie di contatti commerciali a vasto raggio, danno conto della ricchezza del defunto, ne ribadiscono l’alto ruolo sociale ed economico all’interno della comunità e contribuiscono ad ammantarlo di afflato eroico, rammentando da vicino i rituali funerari di omerica memoria. Coordinate GPS: 43.774339782868246, 11.05599048416084
L’insediamento etrusco di Pietramarina
Al probabile confine occidentale del territorio di Artimino, a circa 580 metri slm sulla sommità della dorsale collinare del Montalbano, si colloca l’insediamento di Pietramarina, lungo un tracciato che dall’Appennino conduce all’attraversamento dell’Arno presso Limite, alternativo a quelli di pianura nei casi di impraticabilità del fondovalle. Per la posizione elevata ed aperta deve aver costituito un formidabile punto strategico di controllo del territorio frequentato almeno dalla fine del VII secolo a.C., fortificato probabilmente tra la fine del V e il IV secolo a.C., sede di un luogo di culto attestato almeno dall’età tardo arcaica. Pietramarina è infatti in rapporto di intervisibilità con Artimino, da cui dista circa tre ore a piedi, con Fiesole, con Volterra, con diversi insediamenti che sono nati in momenti diversi nella fascia pedecollinare o nella piana, come Prato-Gonfienti,, e con la costa livornese che ha l’isola di Gorgona sullo sfondo. Quest’ ultima peculiarità ha probabilmente originato il toponimo “Sasso marino”, già noto almeno dalla fine del 1500, con cui si identifica una emergenza rocciosa posta immediatamente al di sotto della sommità del colle, subito all’esterno dell’area circoscritta dalle mura etrusche. Coordinate GPS: 43.79067545019579, 10.980454741232636